Quando qualcuno gli chiedeva da dove venisse, egli rispondeva: “Io sono un cittadino del mondo”.
(Diogene Laerzio, vita di Diogene di Sinope)

Torna alla pagina precedente

Gli studenti a colloquio con il Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi

I RAGAZZI DEL "GOVONE" HANNO ACCOLTO IL MESSAGGIO DI SHIRIN
Il premio Nobel per la pace 2003 ospite del Liceo Classico

Shirin Ebadi il 23 ottobre 2008 ha incontrato gli studenti del Liceo Classico Govone. "Gazzetta d'Alba" è stata nella scuola e ha seguito Shirin nei suoi racconti e nel colloquio con i ragazzi. La pacifista iraniana è stata diretta e ha saputo rivelare con un linguaggio chiaro, attraverso semplici concetti, una realtà opposta a quella dei suoi interlocutori. I brevi racconti sconvolgenti con cui ha descritto l’Iran di oggi hanno in pochi minuti cambiato le espressioni di molti. Shirin si è rivolta a Francesca, seduta di fronte a lei, e le ha parlato della sua vita se fosse nata in Iran: «Dovresti coprirti i capelli con il velo e indossare un abito largo, per dimostrare il tuo disaccordo potresti al massimo tirare un po’ indietro lo chador, e già per questo saresti considerata una "ribelle". Avresti il diritto di studiare, di diventare medico o avvocato, ma la tua testimonianza a un processo varrebbe la metà di quella di un uomo. E a una festa iraniana a casa di amici indosseresti abiti normali e conosceresti persone che altrimenti non avresti mai potuto "vedere"». Shirin, che in Iran non può svolgere il suo lavoro di giudice in quanto donna, ha raccontato il ruolo della moglie attraverso una vicenda: «Sono stata avvocato difensore di molte signore maltrattate dai mariti, che possono chiedere il divorzio solo dimostrando l’ impossibilità di vivere con il coniuge. Una volta ho difeso una donna menata dal marito per aver ballato al matrimonio della sorella. Mi sono presentata in tribunale con i testimoni e l’uomo ha ammesso di aver picchiato la moglie. Allora il giudice, un mullah di 60 anni, ha chiesto all’imputato: "Pensi di aver fatto una cosa giusta?". L’uomo ha ammesso di aver sbagliato e il caso è stato chiuso. Alle mie proteste il giudice ha risposto: "Perché non permette a queste persone di vivere la loro vita?"».
Gli studenti hanno avuto la possibilità di dialogare direttamente con Shirin. Ecco alcuni stralci del colloquio. Edoardo: "Come viene percepita l’Europa in Iran e come l’immagine dell’Occidente viene presentata dal regime iraniano?" «Lo Stato mostra la comunità occidentale come corrotta, decadente e immorale, ma i giovani iraniani non credono in queste cose. I nostri ragazzi leggono molto, scaricano illegalmente film da Internet e conoscono la vostra realtà».
Giovanni : "Un cristiano può professare liberamente la sua religione?". «Il cristianesimo è accettato in Iran. Un cristiano può frequentare chiese e praticare il suo credo, purché non evangelizzi nessuno. Ma non ha la possibilità di diventare giudice o ufficiale militare e non può sposare una ragazza musulmana, mentre un’islamica può sposare un cristiano, perché una donna vale la metà».
Giulia: "Le donne cristiane hanno l’obbligo di portare il velo?". «Tutte le donne in Iran hanno l’imposizione di indossare lo chador, anche le turiste. Una delle mie conquiste è stata quella di convincere il Governo a non imporre le proprie leggi all’estero. Ora quando un’iraniana sale sull’aereo di un altro Paese si toglie il velo ancor prima di sedersi, poi si sistema i capelli. Sono andata a ritirare il premio Nobel senza chador e nessuno ha potuto dirmi niente, mentre il popolo iraniano mi vedeva in televisione». Shirin ha raccontato con semplicità l’infelicità di un popolo povero in uno Stato ricco, il secondo al mondo per giacimenti di gas naturale, rame e uranio, un Paese in cui il petrolio abbonda e si vive come nella Germania nazista, definito dal suo ultimo romanzo come La gabbia d’oro.

di Chiara Cavalleris