Quando qualcuno gli chiedeva da dove venisse, egli rispondeva: “Io sono un cittadino del mondo”.
(Diogene Laerzio, vita di Diogene di Sinope)

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Progetto GTL-BIOETICA in inglese 2020

Riuscire ad acquisire buone competenze comunicative in una lingua straniera - soprattutto in inglese -  è un’abilità indispensabile nella formazione di ragazzi ormai prossimi ad affacciarsi al percorso universitario o al mondo del lavoro.

A tal fine, ormai da diversi anni, gli studenti del triennio della nostra scuola sono chiamati a mettersi in gioco in un ciclo di lezioni in inglese su temi scientifici nell’ambito del progetto GTL, Global Teaching Labs, promosso dal prestigioso ateneo MIT di Boston (Massachusetts) e coordinato nel nostro Liceo dalla professoressa Lucia Toppino. (LEGGI anche articoli su Gazzetta d'Alba  e su Il Corriere.)

Quest’anno è stata una brillante studentessa universitaria americana, Brittany Sacks, che attualmente sta frequentando un corso di laurea in ingegneria biomedica, a proporre acuti spunti di riflessione sulle diverse teorie etiche, sulla complessità e sulle ricadute che ogni scelta rispetto ad una vita umana inevitabilmente comporta, in un discorso in cui si intrecciano -ogni tanto contraddicendosi- leggi morali, religiose e civili.

Siamo giunti a concludere, in un dibattito vivo ed animato, che in ambito medico, specialmente nel decretare, ad esempio, la fine di una vita o l’attribuzione di un organo, non esiste una soluzione indiscutibilmente corretta; al massimo, si possono definire delle direttive e dei canoni da seguire affinché qualunque scelta sia “la più giusta possibile”, ma quelle stesse regole possono essere messe in discussione secondo la sensibilità di ciascuno. È giusto che un carcerato non abbia il diritto di subire un trapianto d’organo (come prevede attualmente la legge in America)? È giusto che la somministrazione sommaria di un siero che preservi quanto più a lungo possibile gli organi di un donatore in fin di vita ne decreti la cessazione di ogni attività vitale residua prima ancora che il malato raggiunga l’ospedale (come accade per prassi negli USA)? Sono queste alcune delle domande che Brittany ci ha posto e cui ciascuno ha tentato di dare una risposta, senza riuscire mai a raggiungere un accordo unanime.

Grazie a questi spunti di riflessione noi ragazzi abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con un tema spesso non trattato nel quotidiano e di migliorare il livello di inglese già acquisito durante le lezioni a scuola. Un ringraziamento doveroso va rivolto a coloro che hanno reso possibile la permanenza di Brittany in Italia, dagli organizzatori alle persone che si sono rese disponibili per ospitare e guidare alla scoperta dei territori piemontesi la nostra docente d’oltreoceano, in particolare la famiglia Siccardi, la prof.ssa Bruna Galeasso, la famiglia Faccenda e la Cantina Chicco di Canale.  (articolo di Edoardo Scarzella III A e Giulia Pittatore II C)

In alto Brittany con i ragazzi e le ragazze della II B, qui sopra con la II C e sotto con alunni delle III B e C e la prof.ssa Lucia Toppino.