Quando qualcuno gli chiedeva da dove venisse, egli rispondeva: “Io sono un cittadino del mondo”.
(Diogene Laerzio, vita di Diogene di Sinope)

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Un urlo per non soffocare la memoria

UN URLO PER NON SOFFOCARE LA MEMORIA

“L’urlo soffocato” è il titolo del video presentato venerdì 12 novembre presso la Biblioteca del Liceo “Govone”, nell'ambito delle cerimonie organizzate dal Comune per commemorare l’anniversario dei Ventitré giorni della libera Repubblica di Alba (10 ottobre - 2 novembre 1944): il documentario è stato realizzato dall’Istituto comprensivo di Diano d’Alba e dall’Associazione Arvangia, in collaborazione con insegnanti e studenti del Liceo Classico albese.
Il filmato ricostruisce le violenze nazifasciste che seguirono la breve esperienza di liberazione della nostra città, in particolare il rastrellamento che culminò nell’eccidio di sette giovani contadini il 19 novembre 1944 in località Giachinetti, a confine tra San Donato, Trezzo Tinella e Sant’Elena di Castino. Sei delle vittime, tutte giovanissime, di età compresa tra i 16 e i 25 anni, erano civili inermi che semplicemente si nascondevano per evitare la deportazione in Germania: oltre a Giacomo Cane, Giovanni Bruno e Teresio Sandri, c’erano tre fratelli, Michele, Pietro e Vittorio Rivera. Uno solo, Amilcare Prunotto, di 33 anni, era un militare di ritorno dal fronte ed era per questo un punto di riferimento per i compagni.
Il tragico episodio è ricordato dalla lapide funeraria del Pilone Chiarle, raggiungibile per chiunque transiti sulla strada provinciale tra Benevello e Mango: qui hanno fatto tappa gli studenti del primo anno del Liceo Classico il 7 ottobre 2009 nel corso dell’annuale uscita fenogliana prevista dal progetto Accoglienza. Le riflessioni di quel giorno, sotto la guida di Raul Molinari e Donato Bosca, sono documentate dal video citato, che contiene anche l’esperienza di ricerca sul campo svolta da alcuni studenti americani del Maryland e dalle classi Terze della Scuola Media di Diano: accanto alla visita diretta ai luoghi è stato fondamentale, per ricostruire storicamente i fatti, l’ascolto dei ricordi di diversi familiari delle vittime e di alcuni testimoni, tra cui Felice Marino, Margherita Mo, Oreste Nano, Giovanni Negro, Gemma Pio, Maria Prunotto, Natale Veglio e le maestre Eugenia Bona e Carolina Gennaro.
Questo “luogo della memoria” è una delle soste descritte nel primo volume del Progetto “Strade delle memorie partigiane” appena pubblicato dall’Associazione Colle della Resistenza e dalla Sezione albese dell’ANPI, con il patrocinio del Comune di Alba e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Il volumetto, che illustra con descrizioni, fotografie, citazioni e una preziosa cartina l’itinerario “Pinin Balbo”, è stato presentato nel corso dell’incontro dall’arch. Enzo Demaria, che ha auspicato che sempre più questi percorsi vengano riscoperti e conosciuti non solo dai turisti stranieri, ma anche dagli albesi, soprattutto dai giovani.
Anche le autorità presenti, i consiglieri regionali Giovanni Negro e Mino Taricco, hanno sottolineato la necessità di preservare dalla dimenticanza e dal trascorrere del tempo i luoghi in cui tanti uomini hanno dato la vita per affermare ideali di libertà e democrazia e, soprattutto, le preziose e sempre più rare testimonianze di chi ha vissuto in prima persona gli anni della guerra e della lotta partigiana. Come è stato con forza osservato dal professor Guido Boffa, regista de “L’urlo soffocato”, devono essere soprattutto le nuove generazioni le protagoniste di tale recupero, grazie all’impegno del mondo della scuola e il ricorso all’uso dei media e delle nuove tecnologie.
Solo una riflessione attenta sul nostro passato può portare alla costruzione di un presente e un futuro di pace e solidarietà, ideali che peraltro non sono mai stati estranei alla gente di Langa neppure nei difficili anni della guerra: lo ha ben ricordato il dott. Giacomo Oddero, ricordando un padre di due figli, uno deportato in Germania e uno al fronte, che trovò la forza di aiutare e nascondere da una parte uno sbandato braccato dai fascisti e, dall’altra, un militare tedesco ricercato dai partigiani.
Siano questi esempi di coraggio disinteressato e di rispetto verso il diverso un invito a ciascuno di noi ad impegnarci in prima persona nella costruzione di una società più giusta e vigile contro ogni forma di autoritarismo e di intolleranza.                                                                       Elena Rolando