Quando qualcuno gli chiedeva da dove venisse, egli rispondeva: “Io sono un cittadino del mondo”.
(Diogene Laerzio, vita di Diogene di Sinope)

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Premio Città di Alba 2010 a Don Luigi Ciotti

COMMENTI DEGLI STUDENTI DELLA 5° GINNASIO B ALL'INCONTRO CON DON LUIGI CIOTTI, PREMIATO DALLA CITTA' DI ALBA IL 22/11/2010

L’ incontro del 22 novembre al Teatro Sociale con don Luigi Ciotti è stata solo una tappa del lungo percorso riguardante il problema della mafia, soprattutto di quella in Italia. Il progetto in cui io e la mia classe siamo stati coinvolti è stato interessante e trascinante, utile per riuscire ad informarsi sulle organizzazioni criminali come concetto generale, come problema a livello italiano e come difficoltà da risolvere. Appunto per questo il percorso ha anche incluso riflessioni su personaggi importanti che hanno cercato e cercano tuttora di lottare contro la mafia.
Alcuni professori ci hanno consigliato la lettura di libri che trattano questo argomento, affinché lo approfondissimo apprendendo la drammatica realtà. I libri, quali “ Gomorra” di Roberto Saviano, “Ragazzi di camorra” di Pina Varriale sono stati molto coinvolgenti. In classe, invece, abbiamo utilizzato alcune ore di lezione per la visione di film che avevano come protagonisti degli oppositori alla mafia nel sud dell’Italia, come “Alla luce del sole”, che racconta la storia di don Pino Puglisi, o “I 100 passi”, che descrive l’ esperienza di Peppino Impastato.
Sapendo dell’ incontro con don Luigi Ciotti, grazie all’ aiuto della professoressa Rolando, ci siamo documentati sulla vita di questo personaggio che lotta contro la mafia e sul suo modo di pensare leggendone alcune interviste. Grazie a questa preparazione, la conferenza ha attirato ancor di più la mia curiosità: è stato coinvolgente soprattutto sentire dal vivo chi cerca di combattere nella vita di ogni giorno la criminalità organizzata e percepire la sua particolare personalità. Infatti è un uomo molto, molto convinto di ciò che sta facendo. Durante tutto l’ intervento don Ciotti ha fatto leva sui giovani, ha cercato di convincerli e stimolarli prendendo in considerazione i concetti di forza, lealtà e giustizia: ciò che serve per far fronte alla mafia. Ma il messaggio più forte è stato questo: non si può progredire senza la nostra consapevolezza e la partecipazione di ognuno di noi.
Tra le tante risposte date ai presenti, mi ha colpito quella che citava una frase di Gandhi: “Bisogna agire senza paura in ciò che si ritiene giusto”. Inoltre si notava la molta espressività di don Ciotti nel parlare, la sua convinzione che è necessario esistere per R-esistere. Con la sua eloquenza e convinzione è riuscito a togliermi i dubbi ed interrogativi che avevo: la mafia non esiste solo al sud, esiste in tutta Italia, al nord, in Piemonte, in provincia di Cuneo, ad Alba. Sta a noi iniziare a combatterla in ogni scelta quotidiana.                      Olivero Maria Luisa

 "I preti di strada: ne avevo già sentito parlare, ma non sapevo esistesse un termine con cui indicarli. Quando un prete è “di strada” significa che la sua parrocchia è la gente: le persone dalle più vecchie alle più giovani, dalle più ricche alle più povere, dalla più devote alle più secolarizzate, senza distinzione. E sono stati i preti di strada il soggetto dell'ultima attività extra-scolastica: don Puglisi e don Ciotti.
Fortunatamente esistono molte testimonianze alla portata di tutti che dimostrano il loro impegno sociale: libri, film, conferenze sull'argomento, interviste ai diretti interessati. La nostra professoressa, Elena Rolando, ci ha illustrato il lavoro di questi missionari moderni con tutti i mezzi a disposizione. Abbiamo visto il film “Alla luce del sole” che narra della perseveranza del parroco don Puglisi, il quale ha combattuto la mafia nel Mezzogiorno con tutto ciò di cui disponeva: ha chiamato i ragazzini dalle strade nella parrocchia, li ha fatti divertire, ha denunciato la criminalità organizzata, le ha sottratto strutture e terreni per renderli centri pubblici, e per questo è stato ucciso.
In seguito abbiamo visto interviste e filmati su don Luigi Ciotti, fondatore e presidente delle associazioni Libera (...Libera nos a malo...) e dello storico Gruppo Abele, organizzazioni che si occupano rispetivamente dell'utilizzo dei terreni sottratti alle mafie come fonte di lavoro per ex-tossico dipendenti, “picciotti” (giovani del Sistema da cui a volte vogliono uscire), ex-alcolizzati o giovani border line, e del recupero di tali ragazzi. Da una ventina d'anni don Ciotti conduce una “guerra” contro gli organismi criminali, denunciandoli, svelandone i punti di forza, la pericolosità, i punti deboli, e da una ventina d'anni, con le sue associazioni, le attacca proprio sui fronti in cui sono più fragili.
E proprio con don Luigi Ciotti ci siamo incontrati la sera di lunedì, 22 novembre scorso, al Teatro Sociale di Alba, in occasione del conferimento del Premio Città di Alba, a lui assegnato per l'edizione 2010. Come avevo intuito dalle interviste e dalle registrazioni ascoltate in classe, colui che ci siamo trovati davanti è un uomo forte, temerario, che dice senza paura ciò che deve dire, che non fa sconti a nessuno, che non alleggerisce del peso della responsabilità neanche se stesso, che si impegna per la giustizia.
Avevo avuto occasone di ascoltarlo in una conferenza circa tre anni fa, nella sala Ordet, presso la Parrocchia cittadina di Cristo Re. Di lui mi ricordo, fin da allora, i modi decisi e le parole che ripete sempre: “...Non ci sono solo io: c'è il Noi, ci sono gli uomini che lavorano nelle associazioni Abele e Libera; peché solamente con il Noi si può raggiungere qualche risultato.”
Sono rimasto molto positivamente impressionato: il sacerdote mi ha trasmesso una voglia di vivere, un desiderio di combattere per il Bene che non avevo mai provato. Don Ciotti è una persona forte, che quando parla fa solo del bene a chi lo ascolta; e anche solo il sapere che al mondo ci sono persone come lui mi rende fiducioso.
Personalmente ho molto apprezzato l'iniziativa e il percorso attraversato per realizzarla, a cui ha anche contribuito il professore di religione, Battista Galvagno, che ci ha illustrato e descritto gli “uomini di Dio” impegnati al servizio della dignità della persona umana".

Gilberto Rabino

Ho trovato molto interessante il percorso sulla legalità e la mafia, sia dal punto di vista didattico, in tal modo abbiamo potuto arricchire il nostro bagaglio culturale, ma anche perché ci ha unito come classe e così siamo riusciti a conoscerci meglio.
Ho letto un libro di Don Luigi Ciotti intitolato " Chi ha paura delle mele marce" e penso che sia stato utile per me conoscere un po’ di più la realtà in cui mi trovo, poiché tratta di storie di ragazzi della mia età e delle loro esperienze con l'alcool e la droga. È stato molto toccante e credo che mi abbia anche fatto crescere e soprattutto pensare, allo stesso modo anche la visione dei film è stata davvero significativa, perché erano tratti da storie reali e in alcuni si susseguivano delle scene violente: grazie proprio a questo si può capire che in Italia e in altri paesi sono presenti dei gruppi di persone che sono accomunati dalla mafia .
Al contrario, invece, ci sono coloro che, come Don Ciotti, combattono ogni giorno contro questo movimento che rovina la vita a molti. A proposito di Don Ciotti, vorrei ringraziare chi ci ha dato l'opportunità di partecipare all' incontro al Teatro Sociale: vederlo di persona e assistere alla consegna del premio " Alba Pompeia" è stato davvero istruttivo e a mio parere l’ospite ha detto tutte cose giuste; grazie anche agli esempi che ci ha fatto sulla mafia al nord ci siamo resi conto che anche noi, tutti i giorni, siamo circondati da alcune persone che possono ricondursi ai mafiosi. Questa cosa mi ha preoccupata perché ora starò molto più attenta e cercherò nel mio piccolo, come ha detto Don Ciotti, di aiutare il mio paese a renderlo più libero e sicuro: vorrei un futuro migliore e desidererei non leggere più sui libri di geografia stranieri che l'Italia è conosciuta all' estero solo per la pizza e la mafia. Il nostro paese ha ben altro da offrire.                                          Farinasso Martina


Davvero utile ed interessante! Queste le mie impressioni sul percorso svolto a scuola riguardante la mafia.
La visione di film e la lettura di alcuni libri sull’argomento sono servite a far conoscere quello che succede in Italia ormai da decine e decine di anni.
Ci troviamo di fronte ad una situazione in cui troppi sono coloro che non si interessano e troppo pochi quelli che si impegnano nella lotta. E tra questi purtroppo sono stati uccisi personaggi come Peppino Impastato, il giudice Borsellino, Giovanni Falcone o Don Puglisi. Giudici, preti, sindaci, giornalisti e altre persone comuni, tutti uniti dal desiderio, dalla forza e dal coraggio di OPPORSI.
“OPPORSI” e “DENUNCIARE” sono i messaggi di coloro che tuttora sono impegnati in questo, come Don Ciotti e Roberto Saviano. Due uomini che ogni giorno mettono a rischio la loro vita, ma che, nonostante ciò, continuano, non si fermano davanti agli ostacoli, li superano e vanno avanti. Il loro punto di forza è il saper parlare e comunicare alle grandi folle. Ed è proprio questo che il “sistema” teme di più: avere il popolo contro.
Quindi rifletto, sono riconoscente per il lavoro e la lotta di queste persone, sperando che ciò aiuti la mia generazione ad avere un futuro migliore.        CAMILLA PARODI

"Quest'anno abbiamo partecipato al progetto contro la MAFIA, in parte collegato al percorso sul rispetto delle regole affrontato l'anno scorso. Per questa nuova attività, la prof.ssa Elena Rolando ci ha consigliato di leggere alcuni libri, come per esempio “Gomorra”, “Ragazzi di Camorra”, “Dialogo sulla legalità” e molti altri. Da questi testi abbiamo potuto comprendere da vicino e più attentamente la MAFIA e i suoi “sudditi”. Abbiamo “provato”, leggendo i libri, la paura, la rabbia, il dolore, la confusione, e ogni tipo di sentimento che le vittime della MAFIA sono obbligati a sopportare.
Infatti ciò che accomuna tutti i libri è la frustrazione delle persone che hanno perso dei parenti innocenti, l'ingiustizia che porta sul podio i potenti, la corruzione delle istituzioni politiche, in quanto danno soccorso alla MAFIA, anziché eliminarla, l'omertà, che sconvolge i cittadini del Nord......
Specialmente nell’ultimo libro citato, emerge il senso di giustizia e lealtà che ogni cittadino deve avere, ma soprattutto l’autore interroga le coscienze dei lettori, invitandoli a contribuire nella politica e nella società per un mondo migliore. Infatti esistono persone, come gli scrittori di questo libro, che hanno e tuttora dedicano la loro vita alla “guerra” contro la MAFIA. Questi sono Don Ciotti, fondatore dell'associazione Libera, e Nichi Vendola, componente della commissione parlamentare antimafia e governatore della Puglia. Nel libro Don Ciotti, dall’alto della sua esperienza, spiega il fenomeno sociale della MAFIA, ne denuncia i modi di fare e racconta le cose realizzate dall’antimafia civica con “Libera”, augurando ai lettori “il diritto alla Rabbia e al saper essere analfabeti” per poter reagire e assetarsi di sapere. Infatti, il diritto alla Rabbia è un concetto molto complesso: la Rabbia serve per prendere le distanze dalla rassegnazione passiva, per allontanare gli alibi di un accontentarsi, di rassegnarsi rispetto a ciò che ogni giorno viviamo. La Rabbia è ira, è collera, è indignazione, è protesta, è denuncia, è disperazione, è una condizione dell’animo, un’emozione forte. Ognuno deve avere questa Rabbia, perché l'ira esplicita il vivere dinamico delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti. La Rabbia testimonia che siamo capaci di reagire, di agire in risposta ad eventi. E’ nella Rabbia che si prova a resistere e ad opporsi. Tutti allora devono dire “basta” e sentire che l'ira è il segno dell’amore: ci si adira per le cose che stanno a cuore, per le cose che si amano. Questo è il messaggio che Don Ciotti invia ai lettori, mentre Vendola discute più a livello politico. Infatti egli critica il governo e le istituzioni politiche perché non hanno la reale volontà di eliminare la MAFIA.
Questi concetti emergono anche da alcuni film visti in classe, come “Alla luce del sole”,“ I cento passi”e “Gomorra”. Nei primi due si parla di gesti “eroici”, paragonabili a quelli di Don Ciotti, compiuti da un sacerdote e da un figlio di un boss mafioso. Questi personaggi sono realmente esistiti: il primo è Don Pino Puglisi, prete ucciso dalla MAFIA, il giorno del suo 56º compleanno, a causa del suo costante impegno evangelico e sociale, e Peppino Impastato, politico, attivista e conduttore radiofonico, famoso per le denunce delle attività della Mafia in Sicilia, che gli costarono la vita. Mentre la trama del terzo film si articola in quattro vicende: la storia di Pasquale, un bravissimo sarto di esperienza che lavora per l'alta moda. Egli, da una parte, lavora in nero in una ditta di cinesi clandestini e dall'altra viene sfruttato da un datore di lavoro, che a sua volta è sotto il ricatto degli strozzini della camorra. Poi, la seconda vicenda è la storia di Totò, di don Ciro e Maria.
La scena si svolge a Scampia, la più grande piazza di spaccio di droga d'Europa, dove è in corso la faida tra gli "scissionisti" ed il clan di Lauro. Don Ciro è un contabile che porta la mesata (mensile), stipendio dato dai clan alle famiglie che hanno un affiliato morto o in carcere. Invece Maria è una comunissima donna che riceveva la mesata perché ha il marito in carcere, ma non viene più pagata perché il figlio è passato dagli scissionisti.
Totò è un ragazzino di tredici anni cresciuto nel mito del sistema, a cui viene "iniziato" accettando di farsi sparare in petto con un giubbotto antiproiettile. Costretto a scegliere, tradirà Maria, alla quale porta regolarmente la spesa, attirandola fuori casa e condannandola ad essere uccisa in un agguato organizzato per vendicarsi di un'esecuzione organizzata dagli scissionisti. Ciro, dopo diverse minacce, cerca di salvarsi proponendo alla parte avversa di assumerlo, ma questo non è possibile. Alla fine decide di vendersi e rivela il covo dove riceve i soldi delle mesate e viene graziato da una paranza che uccide i suoi compagni di clan mentre preparavano i soldi per le mesate. Poi c'è la storia di Franco, un imprenditore che lavora nel settore dello smaltimento dei rifiuti tossici. Egli, insieme a Roberto, un ragazzo suo dipendente, propone agli industriali del nord Italia lo smaltimento dei loro rifiuti a costi dimezzati e con tutte le certificazioni in regola. Gli imprenditori accettano, pur sapendo che lo smaltimento verrà fatto illegalmente nelle discariche abusive della Campania. Infine nell'ultima scena c'è la storia di Marco e Ciro, due giovani delinquenti che hanno cominciato attività illecite in proprio, prima rubando della droga ad un gruppo di extracomunitari, poi arrivando a rubare delle armi in un deposito della camorra. Così la Mafia li ferma uccidendoli. Tutti gli episodi hanno lo stesso filo conduttore, ovvero come la MAFIA si instaura nella vita quotidiana.
In più con la prof.ssa Rolando abbiamo partecipato ad una conferenza con Don Ciotti. Egli ci ha spiegato come ognuno di noi deve avere la forza, la lealtà e la giustizia per combattere la Mafia, e che bisogna opporsi e resistere. Infatti la radice di “resistere” in latino è esistere e quindi per riuscire a vivere bisogna insistere ed opporsi alla MAFIA. Il sacerdote ha sottolineato una citazione di Gandhi: “ bisogna agire senza paura in ciò che si ritiene giusto”, perché la libertà è un compito che ci affida la vita. La MAFIA non si deve affrontare in maniera solitaria, ma tutti insieme, camminando alla ricerca di un obiettivo comune da raggiungere. Quindi occorrerà arrivare ad un futuro, in cui la MAFIA avrà più paura della scuola e dell’educazione dei giovani che delle forze dell’ordine e della magistratura.
Quindi basta omertà, basta silenzio, basta adattarsi, basta essere soppressi, bisogna reagire tutti insieme, perché l'unione fa la forza!!!                                      
Clara Borio