Quando qualcuno gli chiedeva da dove venisse, egli rispondeva: “Io sono un cittadino del mondo”.
(Diogene Laerzio, vita di Diogene di Sinope)

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L'altra faccia dell'Iran: incontro con una giovane traduttrice

L’ALTRA FACCIA DELL’IRAN

Gli studenti del Liceo Classico “G. Govone” di Alba hanno avuto l’opportunità di conoscere da vicino la situazione attuale dell’Iran e della sua gente attraverso l’incontro con la traduttrice italo-iraniana Sepideh Rouhi: a soli 18 anni ha già tradotto insieme alla madre Gholizadeh Monsef Narges, per la casa editrice Garzanti, il libro "Quello che mi spetta" di Parinoush Saniee. Il romanzo, uscito in Iran nel 2003, era già arrivato alla sua 13° edizione prima che il governo di Ahmadinejad ne vietasse la diffusione perché rivela la vera condizione delle donne iraniane prigioniere della tradizione e del maschilismo, che lottano contro la violenza e il fanatismo. Nonostante sia stato bandito e censurato dal governo, è comunque diventato il best seller più venduto in Iran: è stato pubblicato per la prima volta in Occidente nel 2010 proprio in Italia, dove ha vinto il Premio Internazionale Boccaccio.
L’incontro mattutino di venerdì 4 febbraio con allievi e docenti in sala Beppe Fenoglio ha anticipato quello serale per tutta la cittadinanza, organizzato dall’Ufficio della Pace del Comune di Alba.
Dopo la visione del film di animazione “Persepolis” sulla storia recente dell’Iran, la giovanissima traduttrice ha parlato della propria esperienza di ragazza nata e vissuta in Italia da genitori iraniani, che ha ancora la nonna, molti parenti e amici in Iran, dove si reca quasi tutte le estati. Ha raccontato con un linguaggio semplice e diretto ad un pubblico di quasi suoi coetanei la condizione del proprio popolo, in particolare delle donne e delle nuove generazioni, che, nonostante le imposizioni del regime, continuano a vivere, ad amare la cultura e la musica, a impegnarsi per rendere migliore e più giusto il proprio paese.
L’attenzione si è poi concentrata sul romanzo, di cui sono stati letti alcuni passi: gli studenti sono rimasti affascinati dalla giovane protagonista del libro, Masumeh, che a quindici anni non ha mai conosciuto la libertà, ma solamente l'obbedienza al padre e ai fratelli, le percosse, il rispetto delle regole imposte dalla tradizione e dalla religione. Masumeh vive a Teheran ed è una delle tante ragazze “diventate vecchie senza essere state mai giovani e che si sono sposate troppo presto, per sfuggire alla violenza dei padri”. Anche lei non ha altra scelta che accettare il destino che le viene imposto e, mentre l'Iran è sconvolto dalla rivoluzione islamica, lotta quotidianamente per sopravvivere e difendere la propria dignità, attendendo solo il giorno in cui sarà finalmente libera e, forse, riuscirà ad avere quello che le spetta.
La giovane relatrice ha spiegato come, grazie all’amicizia tra sua madre e l’autrice del romanzo, le sia capitata la straordinaria opportunità di tradurre un libro così prestigioso mentre stava ancora frequentando il liceo e come questa esperienza l’abbia arricchita sul piano umano, culturale e linguistico. È anche grazie a questa singolare esperienza che Sepideh ha potuto approfondire meglio la conoscenza della storia, delle tradizioni e della situazione attuale dell’Iran, che ha illustrato ai presenti in sala senza i pregiudizi e gli stereotipi che spesso ci vengono trasmessi dai mass media.
Ampio spazio è stato lasciato al dibattito e alle domande dei ragazzi, che hanno riguardato lo scambio e l’integrazione tra culture diverse, il rispetto reciproco dei simboli religiosi e, soprattutto, la condizione della donna, non solo nei paesi islamici, ma anche in quelli occidentali, dove troppo spesso la figura femminile è ancora accompagnata da discriminazioni o strumentalizzazioni difficili da superare.

Elena Rolando